Libertà per Öcalan. Una soluzione politica per i diritti dei curdi! - di Redazione

Da ormai venticinque anni Abdullah Öcalan è detenuto in una cella di isolamento nell’isola-prigione di İmralı, unico prigioniero su un’isola-prigione al centro del Mar di Marmara, circondato da migliaia di soldati. Un isolamento tale che, dal 2011 a oggi, Öcalan ha potuto incontrare i suoi avvocati solo in cinque occasioni, tutte nel 2019 e solo grazie alla pressione esercitata sul governo turco da uno sciopero della fame di massa di migliaia di curdi in tutto il mondo, inclusi moltissimi detenuti politici. Un isolamento che si è aggravato ulteriormente nell’ultimo decennio, al punto che da trentacinque mesi non si hanno più notizie di Öcalan e degli altri tre prigionieri in isolamento sull’isola dal 16-17 marzo 2015: Hamili Yıldırım, Ömer Hayri Konar e Veysi Aktaş.

Nonostante una sentenza della Corte europea dei Diritti Umani, del 18 Marzo 2014, abbia stabilito che la detenzione in regime di isolamento aggravato a cui Öcalan è sottoposto rappresenta una chiara violazione del divieto di tortura, perpetrato per venticinque anni senza sosta, nulla è cambiato. Nonostante il Comitato Per la Prevenzione della Tortura (Cpt) del Consiglio d’Europa abbia visitato il carcere di İmralı il 22 settembre 2022, nessun rapporto di questa visita è mai stato pubblicato, fatto che ha messo in allarme il popolo curdo e i suoi amici in tutto il mondo.Da più di un anno ci si chiede perché il Cpt non abbia rilasciato alcuna dichiarazione; non è neanche chiaro se la delegazione abbia o meno incontrato i prigionieri di İmralı.

Questa condizione non è in alcun modo dovuta a questioni legali né a necessità di sicurezza: la condizione di isolamento di Öcalan è una questione politica, specchio della condizione del popolo curdo, in particolare in Turchia.

La figura di Öcalan e l’ideologia da lui sviluppata è fonte primaria di ispirazione per la lotta del popolo curdo per la propria autodeterminazione. Il paradigma del Confederalismo Democratico rappresenta una via d’uscita dal tunnel del conflitto curdo-turco e, su scala maggiore, una possibile soluzione a molti dei problemi che soffocano la regione. Prova tangibile di questa possibilità sono gli sforzi da parte di Öcalan, iniziati a partire dalla metà degli anni ‘90, per una soluzione politica alla questione curda e di conseguenza al conflitto con la Repubblica di Turchia.

Nel corso degli anni più volte si è arrivati ad un passo dal risultato ambito. Tra il 2009 e il 2011 una delegazione nominata dal governo turco si è recata più volte ad İmrali per negoziare con Öcalan un percorso che portasse ad una pace duratura, percorso interrotto dal governo turco con il lancio di una vasta operazione militare nel giugno 2011. All’epoca solo la resistenza della guerriglia curda costrinse il governo turco a tornare al tavolo dei negoziati. Con un enorme gesto simbolico di buona volontà Abdullah Öcalan prese allora la decisione di ritirare le forze di guerriglia fuori dai confini turchi, dando vita a una tregua e ad un processo di pace durato fino al 2015.

Risulta evidente, probabilmente anche al governo turco, che Abdullah Öcalan è un attore fondamentale per una soluzione politica al conflitto in corso dal lontano 1984. Dal canto suo il movimento di liberazione del Kurdistan ha più volte specificato che la liberazione di Öcalan è il primo passo obbligato per l’inizio di un nuovo processo di pace.

Lo stesso movimento curdo si è più volte dichiarato aperto ad un nuovo processo di pace, dimostrando questa volontà con diversi cessate il fuoco unilaterali, l’ultimo appena un anno fa in occasione del terremoto che ha sconvolto la Turchia, colpendo soprattutto le città del Kurdistan, prolungato poi fino alle elezioni presidenziali e parlamentari del maggio 2023, per non compromettere un processo elettorale rivelatosi purtroppo solo in apparenza democratico.

A queste aperture, la Turchia ha finora risposto con un’escalation su più fronti. Militare, con i bombardamenti continui sul Rojava e l’invasione nel sud Kurdistan/Nord Iraq. E repressiva, con l’arresto arbitrario di giornalisti, attivisti e politici di opposizione, principalmente curdi. È in questo contesto che va visto l’isolamento violento, continuo e impenetrabile di Öcalan.

 

Il mantenimento di questa condizione è una dichiarazione di disprezzo da parte del governo turco di tutto ciò che le idee di Öcalan rappresentano: una soluzione politica alla questione curda.

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