Metalmeccanici: il senso della piattaforma per il rinnovo del contratto - di Marco Verga

A quali domande deve rispondere una piattaforma rivendicativa? Soprattutto se si parla di una piattaforma per il rinnovo di circa un milione di lavoratrici e lavoratori? Provo a mettere per iscritto risposte che interrogano tutte e tutti noi, credo quotidianamente.

Ritengo più interessante descrivere il profilo “socio-politico” della piattaforma rivendicativa delle metalmeccaniche e metalmeccanici, anziché far una disamina punto su punto del contenuto. L’analisi del “cosa viene chiesto” si può tranquillamente dedurre da una lettura attenta della piattaforma che verrà presentata nelle assemblee, e che necessita di una approvazione delle lavoratrici e dei lavoratori.

Credo che interrogarsi sulla reale portata di una piattaforma rivendicativa significhi verificare se esiste un filo rosso che la tenga unita al precedente rinnovo contrattuale (ovvero se la proposta può essere letta partendo dal contratto precedente); se riesce ad intercettare, attraverso la proposta, le novità del nostro settore (che ricordo essere un settore complesso e complicato perché, a dispetto di altri, non ha una composizione omogenea ma, appunto, caratterizzato da una moltitudine di prodotti, attività e processi); ma soprattutto se “tiene assieme” le metalmeccaniche e i metalmeccanici. Questo, a mio avviso, il ruolo fondamentale, in questo periodo storico, del contratto nazionale di lavoro.

Risaltare le differenze, potenziando sia il ruolo delle lavoratrici e dei lavoratori, sia il ruolo delle rappresentanze sindacali, senza mai esasperarle. Saper anticipare l’immediato futuro massimizzando i percorsi informativi, aggiornare strumenti antichi, di ordine sindacale, modernizzandoli senza mai stravolgerli e, testardamente, mettere al centro, di nuovo, la questione del precariato. E poi, a mio avviso, la sicurezza e la salute sui luoghi di lavoro (ma questo punto è un nostro “mantra” ripetuto sempre, e poi ancora e ancora).

Fim Cisl, Fiom Cgil, Uilm, che hanno sviluppato la proposta, votata dai gruppi dirigenti delle tre organizzazioni, hanno dovuto tenere assieme le condizioni sopra descritte. Un lavoro non facile, anche per via delle necessarie mediazioni rispetto a impostazioni peculiari delle tre sigle, di alcuni dati oggettivi caratterizzanti il nostro settore (ma, a dire il vero, non solo il nostro, vedi la questione salariale), e il contesto sia nazionale (una sorta di combinato disposto tra gli attuali rapporti di forza ed alcune situazioni non felici legate a comparti trainanti) che internazionale. Ne è uscita una proposta coraggiosa, che affronta a muso duro la realtà quotidiana e che si pone l’obiettivo di cambiarla.

La storia ci insegna che, nel nostro Paese, le lavoratrici e i lavoratori metalmeccanici hanno condotto battaglie che hanno portato un avanzamento generalizzato di tutto il movimento dei lavoratori. Sono riusciti a cambiare realmente la società, e il loro sogno non era confinato esclusivamente nella battaglia per un salario giusto o per un orario di lavoro decente. Certo, c’erano anche quelle cose, ma allora si ambiva a una società giusta e solidale, insomma, si voleva far entrare nei luoghi di lavoro la nostra Costituzione nata dalla lotta partigiana al nazifascismo.

Il segretario generale della Fiom, Michele De Palma, in un video in cui lanciava la piattaforma per il nostro contratto, a un certo punto ha detto che il contratto nazionale è la carta costituzionale delle metalmeccaniche e dei metalmeccanici. Ha saputo legare, in una sola frase, la storia nobile delle lavoratrici e lavoratori metalmeccaniche e metalmeccanici. Viva la Fiom, viva la Cgil.

 

 
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