Liste d’attesa: pretendere rispetto - di Michele Lo Monaco

“Salute per tutti, liste d’attesa per nessuno”.

Quando si tratta della salute dei cittadini e in ossequio al dettato costituzionale, dovrebbe essere scontato che, a fonte di esigenze sanitarie comprovate da certificati e ricette mediche, la risposta della struttura sanitaria debba rispettare quanto previsto dalla prescrizione, e soprattutto rispettare la salute dei pazienti. Invece così non è in un numero di casi sempre crescente, soprattutto in Lombardia.

Quanti di noi, o perché investiti personalmente o per i propri familiari, o perché hanno sentito amici e parenti, hanno avuto a che fare con lo scarto rilevante tra le date previste per la prestazione in ricetta e quanto invece ci viene risposto dalla struttura sanitaria a cui ci rivolgiamo? Per prescrizioni che debbono essere esaudite entro 10-30-60 giorni la risposta prevede ritardi di mesi, ritardi che in alcuni casi superano l’anno. Tutto ciò non solo è inaccettabile ma è irrispettoso della salute di noi tutti.

Ad una persona a cui viene paventata l’insorgenza di un tumore o di una malattia degenerativa, e che deve fare accertamenti o interventi tempestivi, la risposta di un appuntamento a distanza di mesi non può che comportare il ricorso alla prestazione a pagamento, per appurare o sanare la propria condizione. Peggio ancora la mancanza di possibilità economiche può indurre alla rinuncia a curarsi. Tutto questo avviene in un numero di casi che aumenta esponenzialmente, ed è assolutamente intollerabile.

Da anni ormai, nelle interlocuzioni con le controparti sanitarie, come sindacato abbiamo chiesto di sanare questa piaga: va potenziata fortemente la sanità pubblica sia dal punto di vista quantitativo, con assunzioni di medici e infermieri e con il potenziamento reale ed effettivo della sanità territoriale, sia dal punto di vista qualitativo, con una maggiore e migliore attenzione alle esigenze dei pazienti e alla capacità di rispondere a tutti i bisogni sanitari di cura ma anche di prevenzione.

Nell’immediato, come Cgil, Cisl, Uil di Milano unitamente a Fnp Cisl, Spi Cgil e Uilp, abbiamo deciso di lanciare la campagna “Salute per tutti. Liste d’attesa per nessuno”. L’intento è quello di supportare i cittadini nell’espletamento di un loro diritto previsto dalla legge 124/98, poi recepita dai vari ordinamenti regionali. Legge che così recita all’art.3 comma 13: “Qualora l’attesa della prestazione richiesta si prolunghi oltre il termine fissato dal direttore generale ai sensi dei commi 10 e 11, l’assistito può chiedere che la prestazione venga resa nell’ambito dell’attività libero-professionale intramuraria, ponendo a carico della Asl la differenza tra la somma versata a titolo di partecipazione al costo della prestazione (ticket) e l’effettivo costo di quest’ultima”.

Tradotto, in caso di non rispetto dei tempi contenuti in ricetta, il cittadino può chiedere di avere una prestazione a pagamento nei tempi dovuti e con onere a carico (escluso il ticket) della struttura sanitaria. E ancora, a titolo di esempio: se il mio medico mi prescrive una visita specialistica entro 30 giorni e la risposta della Asl prevede un appuntamento dopo 3-4 mesi, è mia facoltà fare ricorso presso l’Ufficio relazioni con pubblico della Asst (Azienda Socio Sanitaria Territoriale) di appartenenza, per avere nei tempi dovuti o la prestazione con costo a carico della Asst, o meglio ancora una prestazione del Servizio sanitario nazionale che a seguito del ricorso ha trovato una “soluzione tempestiva al mio problema”.

Ebbene, questa legge è di venticinque anni fa, eppure pochissimi vi hanno fatto ricorso, perché non a conoscenza o perché effettivamente complicato espletarla burocraticamente. Allora come sindacato unitario e come Cgil e Spi ci mettiamo a disposizione, attraverso le nostre sedi camerali e la nostra rete capillare di leghe territoriali, per aiutare i cittadini nella compilazione del modulo che abbiamo provveduto a preparare e stampare, e a coadiuvare i singoli nella spedizione via email o indirizzandoli all’Urp di competenza. Un aspetto importante, quello legato alla privacy, che ci impedisce di provvedere alla spedizione via email come sindacato perché il testo del ricorso contiene dati sensibili.

 

Resta però la nostra piena disponibilità a coadiuvare chiunque volesse far ricorso a questa pratica, che dal punto di vista materiale può portare alla soluzione del problema (alcuni casi già ce lo dimostrano), ma che può assumere un valore politico rilevante consentendo al sindacato di rivendicare al tavolo delle trattative la rilevanza numerica dei ricorsi che Ats (Agenzia Tutela della Salute) e Asst riceveranno.

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