Telecomunicazioni: un contratto che guarda al futuro - di Nicola Atalmi

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Finalmente a novembre si è arrivati alla sottoscrizione del rinnovo del contratto nazionale delle telecomunicazioni. Un rinnovo importante, sia perché riguarda direttamente un settore messo alla prova in tutti i sensi dal Covid e dalla diffusione dello smart-working e del telelavoro, sia perché segna un’altra secca smentita rispetto alla linea di Confindustria di chiusura alla centralità dei contratti collettivi nazionali, sia perché si è trattato di un rinnovo positivo dal punto di vista economico come normativo.

Un settore come quello delle telecomunicazioni assume un rilievo emblematico nell’epoca del distanziamento sociale costretto dalla pandemia. Il mondo delle telecomunicazioni ha fatto esplodere le contraddizioni del digital divide e delle infrastrutture digitali quando è stato messo alla prova dallo smart working e dalla didattica a distanza, dimostrando ancora una volta come al nostro Paese servano investimenti, strategie, innovazione.

Per questi motivi è stato importante siglare un rinnovo contrattuale che riscrive 40 dei 58 articoli del testo, che riconosce un aumento salariale concreto di 100 euro nelle buste paga, oltre a 450 euro di una tantum per la vacanza contrattuale.

Ma è anche un contratto che aumenta i versamenti da parte delle aziende nel Fondo Telemaco per la previdenza complementare, che punta sulle politiche attive per il lavoro creando un Fondo bilaterale di solidarietà che servirà per sostenere il reddito dei lavoratori nelle riorganizzazioni, che gestirà risorse per la riqualificazione professionale in un settore in continua evoluzione tecnologica, e servirà a sostenere la staffetta generazionale.

Nel contratto poi si interviene anche per rinsaldare la filiera di settore cercando di limitare il dumping degli appalti. Con questo contratto si affronta anche il tema del “lavoro agile”, già contrattato in molte aziende importanti, introducendo il diritto alla disconnessione e ai tempi di riposo. Si inizia anche, finalmente, ad affrontare il tema del riconoscimento ai lavoratori in smart-working non solo di chiari diritti contrattuali ma anche, in caso di aumenti di produttività ottenuti proprio grazie al lavoro a distanza, la destinazione di parte delle nuove risorse per un piano di riduzione dell’orario di lavoro.

Ma il contratto delle telecomunicazioni, grazie al lavoro della Slc Cgil, cerca anche di tenere assieme i settori più deboli, respingendo il tentativo di far uscire dal perimetro contrattuale i Contact Center in outsourcing. Per questi lavoratori invece abbiamo anche finalmente ottenuto un miglioramento con le maggiorazioni per le ore supplementari, e l’Egr di 260 euro per le aziende dove non vi è contrattazione per il premio di risultato aziendale.

Un contratto insomma che guarda al futuro, tentando di non lasciare indietro nessuno. Dimostrando così che è proprio vera la lezione della pandemia, perché anche nel lavoro dalle difficoltà se ne esce assieme, in avanti, e non lasciando indietro nessuno.

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