Consorzi di bonifica, una trincea contro alluvioni e siccità - di Frida Nacinovich

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Di fronte ai disastri ambientali e alle tragedie che sempre più spesso riempiono le pagine dei quotidiani e dei media in generale, vengono messi sotto accusa gli stravolgimenti climatici (provocati dall’uomo) e la cementificazione del territorio. Non meno importanti sono le manutenzioni dei fiumi, dei torrenti, dei canali, ed anche delle opere idrauliche come le casse di espansione progettate ed eseguite per evitare o limitare le esondazioni dei corsi d’acqua.

Motore di queste attività sono i consorzi di bonifica, che hanno una lunga storia e che, negli ultimi anni, hanno ereditato anche le competenze che in passato erano affidate ad altri enti. Va da sé che i fiumi sono controllati in modo particolare dai consorzi. Ad esempio nel bacino del Mincio, unico emissario del lago di Garda e ultimo affluente di sinistra del più grande corso d’acqua italiano, il Po, operano due consorzi di bonifica, il Consorzio Garda Chiese e il Consorzio di bonifica dei territori del Mincio. Tutti impegnati a mantenere delicati equilibri idraulico-territoriali, sia attraverso l’esecuzione, la manutenzione e la gestione delle opere di bonifica e di difesa idraulica, che alla fornitura dell’acqua per l’irrigazione del vaste aree coltivate del bacino del Mincio.

Alfonso Perrotti lavora in consorzio da più di trent’anni, ed ora che ha da poco superato i sessanta può essere considerato a buon diritto un punto di riferimento per colleghi e colleghe. Lo incontriamo in una pausa delle trattative per il rinnovo del contratto collettivo nazionale di lavoro del settore. Lui, storico delegato Flai Cgil, non nasconde le difficoltà nell’attività dei consorzi, che devono far fronte ad una sempre più marcata insicurezza del territorio. Le ultime tragedie nelle Marche e ad Ischia, solo per ricordare i casi più recenti, sono lì a dimostrare che la difesa dell’ambiente deve essere considerata una priorità.

Ho iniziato a lavorare in consorzio nel 1989 – racconta - avevo 28 anni e rimasi subito colpito, quasi affascinato da un settore che ha un sapore antico. Quello dei nostri avi che regimavano e tenevano in ordine i corsi d’acqua, con un’esperienza che derivava dal lavoro contadino, dettata dall’esigenza di difendersi dalle alluvioni e dalla necessità di utilizzare l’acqua dei fiumi per irrigare i raccolti. Per forza di cose il nostro è un lavoro legato a doppio filo con il territorio, che dobbiamo conoscere alla perfezione, non limitandoci a osservarlo grazie a tecnologie sempre più accurate”.

Perrotti è un impiegato amministrativo, fa lavoro di ufficio, ma conosce bene i viaggi e gli spostamenti dei suoi colleghi che sono quotidianamente sul territorio, con un orario di lavoro che spesso e volentieri è elastico, condizionato dalle variabili che madre natura mette sempre davanti al cammino dell’uomo.

La grande siccità che ha colpito nel corso della primavera-estate 2022 buona parte della penisola è stata un serio problema per i consorzi, alle prese con una scarsità d’acqua tale da impedire una corretta irrigazione, specie quando il termometro segnava per settimane più di 30 gradi. “Prendendo l’acqua dal lago di Garda, che pure ha sofferto, siamo riusciti a garantire le attività agricole tipiche dell’intero bacino, che interessa la provincia veneta di Verona e quella lombarda di Mantova”. Il Mincio a prima vista è meno noto di altri fiumi famosi come il Po, l’Adige, il Tevere e l’Arno. Ma in realtà già Tito Livio e soprattutto Virgilio, 2.000 anni fa, ne parlavano, descrivendolo come un grande fiume.

Perrotti spiega che il lavoro dei consorzi, nel dettaglio, consiste nella bonifica e nell’irrigazione. “Per impedire allagamenti dei canali ‘costruiti’ per l’agricoltura, facciamo tornare l’acqua nel fiume dopo il suo utilizzo agricolo. Dal mio osservatorio posso dire che se il lavoro negli anni è diventato sempre più complicato e anche faticoso, dall’altra parte l’evoluzione delle tecnologie a disposizione dei consorzi ha permesso un notevole miglioramento della regimazione e della manutenzione dei corsi d’acqua. Pensiamo solo all’utilità del telerilevamento, che ci permette di monitorare in tempo reale lo stato dei fiumi, e di intervenire immediatamente in caso di bisogno. Solo anni fa sembrava fantascientifico”.

 

I lavoratori del Consorzio di bonifica del Mincio dove è impegnato Perrotti sono un’ottantina. “Ma diventiamo 90-95 con gli stagionali, necessari per affrontare i periodi in cui i campi devono essere irrigati non potendo contare su precipitazioni piovose adeguate alle necessità. Per loro, gli avventizi, i diritti devono essere uguali a quelli dei loro colleghi ‘strutturati’, stiamo combattendo per questo”. Il sindacalista della Flai Cgil sul punto non vuole fare passi indietro, soprattutto considerando che i rinnovi dei contratti devono tener conto di un fattore scomodo come l’inflazione. “Fra caro energia e impennata dei costi delle materie prime, la nostra vita sta diventando sempre più complicata”.

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