Cile: la destra conquista la nuova costituente - di Vittorio Bonanni

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Sembra non ci sia niente da fare. Il Cile non riesce a chiudere una volta per tutte con l’era di Augusto Pinochet. Anzi, rischia di fare grossi passi indietro rispetto alle conquiste di questi ultimi anni e la necessità di promulgare una nuova Costituzione che prenda il posto di quella promulgata dai militari nel 1980. Attraverso il referendum del 25 ottobre 2020, il 78,28% degli aventi diritto si era espressa in questa direzione. Ma lo scorso 7 maggio la peggiore destra del Paese ha stravinto nelle elezioni per rinnovare il Consiglio, composto da 25 uomini, 25 donne e un rappresentante dei nativi. Questo organismo è chiamato a scrivere la seconda bozza della Costituzione dopo che la prima, realizzata da un Consiglio decisamente spostato a sinistra, era stata bocciata dalla popolazione.

Questa volta ad affermarsi nettamente è stato il Partito Repubblicano dell’ultraconservatore José Antonio Kast, che ha ottenuto il 35% dei consensi e 23 dei 51 seggi in palio. Di origine tedesca, figlio di un nazista ufficiale della Wermacht, Kast era stato sconfitto dall’attuale presidente di sinistra Gabriel Boric il 20 dicembre del 2021. Il partito dell’uomo, che non ha mai nascosto le sue simpatie per il defunto dittatore, ha superato la destra più moderata di “Chile Seguro” che, con il 21% dei voti, porta a casa 11 seggi. Nessun seggio invece per il neo-populista “Partito della gente”, che non ha superato lo sbarramento previsto dalla legge.

Mentre la coalizione progressista “Unidos por Chile”, che raggruppa le forze che appoggiano il governo del presidente – il Partito Comunista, il Fronte Amplio, il Partito Socialista che si è smarcato dal resto del centrosinistra della ex-Concertaciòn composta dalla Dc (Democrazia cristiana) e dal Ppd (Partito per la democrazia) che per decenni è stata alla guida del Paese, i radicali oltre che la Federazione Regionalista Verde Sociale e il piccolo Partito Liberale - si è fermata al 28,59 % e 16 eletti, meno dei 2/5 necessari per il potere di veto nella Convenzione. Spicca, in questo contesto, la buona affermazione del Partito Comunista, che ottiene l’8,08%, il miglior risultato nella coalizione.

La destra ha dunque il 60% dei seggi, che le permette di redigere il testo della nuova Costituzione senza coinvolgere nella sua stesura la sinistra. Per il “tedesco” si tratta di una grande rivincita contro il presidente che appunto lo sconfisse, alla fine del 2021, con il 56% dei voti contro il suo 44%.

La formazione di un nuovo Consiglio si è resa necessaria dopo la bocciatura del testo della precedente proposta di nuova Costituzione: il 62% dei cileni e delle cilene votò contro quella proposta nella consultazione dello scorso settembre. Secondo alcuni osservatori i costituenti fecero l’errore di inserire in Costituzione il diritto all’aborto – tema fortemente divisivo in Cile e in tutta l’America Latina – la parità di genere nei posti di lavoro e la tutela dei nativi, in un momento caratterizzato da atti di violenza da parte della popolazione Mapuche che da anni si batte legittimamente per il diritto alla terra. Insomma, se ci si fosse limitati ai temi salienti - sanità, istruzione e acqua pubblica – forse questo “no” non ci sarebbe stato.

Questa volta a favorire la vittoria di Kast ci sarebbero stati l’aumento degli omicidi e dei casi di criminalità in generale negli ultimi tre anni, e l’arrivo massiccio di venezuelani e haitiani, osteggiato, come succede ovunque per i migranti, dalla destra. Va aggiunto che l’aggravarsi generale della situazione viene attribuito alla sinistra che governa il Paese da un anno e mezzo.

Ora bisognerà vedere come verrà redatto il nuovo testo costituzionale, che sarà anch’esso sottoposto ad un nuovo referendum a metà dicembre. Per i repubblicani l’attuale Costituzione va bene e necessita solo di alcuni aggiustamenti. Ma non c’è dubbio che se Kast e compagni si ostineranno su questa linea speculare a quella della sinistra, rischiano anch’essi la bocciatura determinando così una pericolosa situazione di stallo. A questo punto i moderati di “Chile Seguro” potrebbero fare la differenza, costringendo i repubblicani alla moderazione con una maggiore possibilità di affermarsi al referendum. Purtroppo entrambe le ipotesi in campo emargineranno una sinistra che, non avendo potere di veto, farà solo da spettatrice arrivando in difficoltà alle presidenziali del 2025, troppo vicine per pensare ad un mutamento importante della situazione.

 

Il sogno di un Cile democratico e di sinistra espresso dall’“Estallido social”, il nome dato alle grandi mobilitazioni del 2019-20, si infrange dunque molto probabilmente a causa da un lato dell’inesperienza dei protagonisti di quella stagione, e dall’altro dalla mancanza di una sponda politica importante da parte di quei partiti di sinistra i quali, comunisti a parte, sono di fatto scomparsi o quasi dall’orizzonte politico cileno, a fronte della solidità di una destra aggressiva e pericolosa.

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