“La crociata dei bambini. Artisti per il disarmo” - di Vittorio Bonanni

Curata da Roberto Gramiccia e promossa dall’Anpi, la mostra di 35 artisti contro la guerra dopo Roma sarà ospitata in altre città italiane.

Le arti figurative si sono spesso prestate nel denunciare gli orrori della guerra e nella lotta per la pace e per il rispetto dei diritti umani. Una delle prove più evidenti di quanto stiamo dicendo è Guernica, il dipinto di Pablo Picasso che ricordava nel 1937 il bombardamento dell’aviazione franchista contro la città basca.

Va in questa direzione la bella mostra “La Crociata dei Bambini. Artisti per il disarmo” – il cui titolo prende spunto da un poema di Bertold Brecht, “La crociata dei ragazzi” scritto nel 1942 ed edito da Einaudi nel 1959 - presentata lo scorso 13 dicembre a Villa Lazzaroni a Roma, visibile fino al 21 gennaio.

Un’iniziativa nata dalla mente del critico d’arte, giornalista e medico Roberto Gramiccia - già collaboratore per oltre dieci anni del quotidiano Liberazione sotto la direzione di Sandro Curzi - e patrocinata dall’Anpi (Associazione nazionale partigiani d’Italia) e con il sostegno del VII Municipio di Roma.

Ad esporre le loro opere sono trentacinque artisti (vedi https://www.anpi.it/la-crociata-dei-bambini-artisti-il-disarmo-il-13-dicembre-roma-inaugurazione-della-mostra-0), tra i quali spiccano i nomi di Ennio Calabria, Alfani, Cademartori, Dessì, Giovannoni, Lamagna, Pulvirenti, Sanna, Stucky, per manifestare appunto contro la guerra, a favore del disarmo e per una rapida soluzione diplomatica dei conflitti in corso, in particolare quello tra Ucraina e Russia e tra Israele e Palestina.

“Era da tempo - dice Gramiccia - che avvertivo l’esigenza di realizzare una grande mostra per consentire a uno spaccato prestigioso del mondo dell’arte contemporanea, che mi è prossimo, di urlare tutto il proprio sdegno nei confronti della guerra, di tutte le guerre. Ma in particolare – ha aggiunto il curatore della mostra - di quella che sta devastando l’Ucraina, rischiando di innescare dinamiche potenzialmente apocalittiche che andrebbero ben oltre i confini dell’attuale conflitto”.

“E – sottolinea Gramiccia – lo sdegno per il secondo e lacerante conflitto in terra di Palestina, acuito dalla consapevolezza che la strada che la maggioranza dei Paesi Occidentali, compreso il nostro, aveva intrapreso di fronte alla guerra in Ucraina, non era quella della tessitura diplomatica ma quella di una cobelligeranza di fatto”.

Per Francesco Sirleto, docente di filosofia, scrittore che spesso si è occupato di eventi artistici legati ad un impegno politico e sociale, tutte le opere “tentano di riallacciare quel rapporto tra attività artistica e realtà sociale e politica che ha, da sempre, caratterizzato i grandi movimenti artistici e che, però, negli ultimi tempi, si era prima affievolito e poi del tutto eclissato, sotto l’infuriare di richieste provenienti da un mercato volto solo alla valorizzazione di prodotti seriali, illimitatamente riproducibili, puramente decorativi, sempre più costosi e del tutto alieni dalla concreta realtà umana”.

 

Conclusa l’avventura romana, la mostra sarà ospitata da altre città per continuare a contrastare la logica delle guerre e dei fucili.

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