Il nuovo decreto su salute e sicurezza: un enorme passo indietro - di Stefano Ruberto

Dal 2008 ad oggi sono morti sul lavoro oltre 20mila lavoratori e lavoratrici. Vengono denunciate oltre 60mila malattie di origine professionale. Diversi sono i settori che espongono maggiormente a condizioni nocive e lesive donne e uomini: costruzioni, logistica e settore dei trasporti, manifatturiero, commercio e settore sanitario. In tutti questi comparti i lavoratori più esposti sono i migranti, che hanno una probabilità superiore al doppio di un cittadino italiano di incorrere in un infortunio mortale.

In questo contesto in costante peggioramento, dove agiscono con spregiudicatezza imprese che utilizzano la logica della frantumazione del lavoro attraverso lo sfruttamento dell’appalto e del sub appalto infinito, dove la dignità dei lavoratori viene sacrificata a vantaggio della produzione che non deve mai arrestarsi, il governo sceglie di introdurre nuove regole senza ascoltare preventivamente le proposte di chi rappresenta lavoratrici e lavoratori, e senza mettere mano all’applicazione concreta delle norme già esistenti. Così le nuove norme non solo non avranno alcun effetto deterrente, ma introducono addirittura principi regressivi.

Con la firma del Presidente della Repubblica Mattarella le annunciate misure su salute e sicurezza nei luoghi di lavoro entrano in vigore con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del decreto legge numero 19 del 2 marzo 2024.

La principale misura prevista è la patente a punti. La norma prevede che venga mutuata l’applicazione della patente a punti prevista per la circolazione stradale. Si tratta dell’abrogazione di quanto già previsto nell’articolo 27 del decreto 81/08 che prevedeva la partecipazione delle parti sociali. Il nuovo meccanismo si applicherà dal prossimo mese di ottobre e si limita alle sole imprese e ai lavoratori autonomi che operano nei cantieri temporanei e mobili, escluse le imprese che sono in possesso della certificazione Soa, che qualifica l’impresa a partecipare agli appalti pubblici.

La patente verrà rilasciata dall’Ispettorato all’impresa, che attesta il possesso di certificazioni inerenti la regolarità contributiva, fiscale e obblighi formativi dei lavoratori, con un credito iniziale di 30 punti. Nel caso in cui un datore di lavoro, oppure un dirigente o un preposto, abbiano provocato la morte di un lavoratore e ne sia stata accertata la loro responsabilità con provvedimenti definitivi, la patente di quell’impresa sarà decurtata di 20 punti.

Per recuperare i punti persi basterà attestare di aver frequentato un corso di formazione: ogni corso frequentato produce un reintegro di 5 punti, consentendo di raggiungere i 15 punti minimi previsti dalla norma per poter operare in cantiere. Inoltre, qualora l’impresa operi in cantiere senza patente o con un punteggio inferiore al minimo, la sanzione amministrativa massima prevista è pari a 12mila euro e con l’esclusione di 6 mesi da cantieri pubblici. Quindi un effetto dissuasivo molto limitato, visto che appalti di milioni di euro possono assorbire facilmente sanzioni di questa entità.

Il ministro ha promesso l’incremento del 40% delle ispezioni, annuncio che non trova riscontro nel testo del decreto legge. Anche i numeri dei nuovi ispettori indicati nel testo del provvedimento non garantiscono un’immediata inversione di tendenza, anche in virtù dell’assenza di politiche ispettive e di banche dati integrate, che consentirebbero un’efficace azione di contrasto al lavoro irregolare e all’accertamento di evasione contributiva e fiscale.

Viene istituita presso l’Ispettorato del lavoro nazionale la lista di conformità Inl. Si tratta di un’attestazione rilasciata a fronte di un’ispezione che non ha registrato violazioni o irregolarità in materia di legislazione sociale e in materia di salute e sicurezza dei lavoratori. In questo caso l’impresa acquisisce il diritto a non essere ispezionata per un periodo di 12 mesi. Si consideri che, con l’organico attuale, la probabilità che l’Ispettorato torni a visitare la stessa impresa è molto bassa.

Poi si introduce la categoria dei contratti maggiormente applicati, e non si fa riferimento ai contratti sottoscritti dalle organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative nell’ambito degli appalti e dei sub appalti, dando legittimità ai contratti pirata, pregiudicando in prospettiva la funzione costituzionalmente garantita della rappresentanza, e consentendo di sfruttare lavoratori e lavoratrici.

Queste sono le principali criticità che non vogliono essere affrontate dal governo nel confronto partito il 18 marzo presso il ministero del Lavoro, un governo privo di una visione complessiva e che sfrutta il tema delle morti sul lavoro per fare propaganda elettorale.

È necessario quindi proseguire con la mobilitazione e rompere il silenzio che avvolge da troppo tempo lavoratori e lavoratrici, facendo sentire le voci degli Rls dell’assemblea nazionale del 22 marzo a Firenze, che ci condurrà allo sciopero indetto da Cgil e Uil per giovedì 11 aprile e alla manifestazione nazionale a Roma del 20 aprile.

 

 
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